Come cambia il mercato del lavoro: gli impieghi nella storia

La maggior parte usciva dalla scuola superiore. Solo qualcuno dall’Università. Venivano assunti con un contratto fisso per svolgere un lavoro che nella maggior parte dei casi restava lo stesso per tutta la vita. Non è una leggenda antica, ma è semplicemente la storia delle passate generazioni, nostri genitori compresi.

Un’immagine lontana, sbiadita non dal tempo, ma dal sorgere di crisi economiche e finanziarie, tecnologia e nuove forme contrattuali. Se guardiamo al Diciannovesimo secolo, possiamo notare come il lavoro era un elemento stabile e dovuto che non destava alcuna preoccupazione.

Erano gli anni dell’industrializzazione, caratterizzati da un mercato che richiedeva soprattutto operai e lavoratori manuali. Nel Novecento le figure richieste cominciano a cambiare e inizia quel processo che prende piede sempre di più nel Ventunesimo secolo, basato su lavori da impiegato.

Non è cambiata solo la tipologia di lavoro ma sono cambiate le caratteristiche di coloro che si affacciano sul mondo del lavoro. Il livello di istruzione è decisamente aumentato e gran parte dei giovani posseggono un titolo universitario, laurea o master. Avviene quindi una livellazione delle capacità dei futuri lavoratori che fanno sempre più difficoltà a prevalere in un mercato molto competitivo.

Il nuovo scenario del mercato del lavoro

È cambiata anche e soprattutto la durata del rapporto di lavoro. Il posto fisso non esiste ormai più e l’elemento che contraddistingue il mondo del lavoro oggi è senza dubbio la precarietà. Stage, contratti a progetto, contratti a tempo determinato e chi più ne ha più ne metta.

Tutto questo ha reso instabile il lavoro, quell’elemento che negli anni passati era sinonimo di identità, affermazione e solidità, insieme alla famiglia. Provvedimenti decreti e leggi hanno consentito la creazione di forme di assunzione rapide e temporali che incrementano due elementi presenti nel mercato del lavoro odierno, la flessibilità e la mobilità, che coinvolgono moltissimi aspetti.

La flessibilità riguarda gli orari di lavoro che sono stati stravolti mentre la mobilità contraddistingue la carriera del lavoratore, sempre pronto e disposto a cogliere le opportunità che si presentano non solo nel proprio Paese, ma anche in un contesto internazionale.

Un mercato del lavoro globalizzato

Dietro alle grandi opportunità offerte alle aziende, la globalizzazione ha però messo in concorrenza anche i lavoratori. Il concorrente non è più il mio vicino di casa o il mio ex compagno di banco, ma qualunque persona stia cercando un lavoro nel mio campo in quel preciso istante e in ogni parte del mondo.

Sono cambiate anche i mezzi con cui si ricerca un impiego. Il vecchio curriculum cartaceo da stampare e da consegnare manualmente è ormai soltanto un ricordo romantico. Siti web e social network hanno occupato la scena e velocizzato le operazioni che si possono svolgere comodamente seduti da casa.

Tutti i Paesi e le aziende si ritrovano così in un posto solo che non è il mondo, ma è il web. I colloqui reali stanno perdendo il passo di fronte a test attitudinali sempre più complicati o videochiamate in tempo reale che collegano datori di lavoro e potenziali lavoratori che si possono trovare in continenti diversi.

Un’evoluzione che non conosce sosta, e che porterà negli anni a seguire ad ulteriori novità e modelli contrattuali. Sperando che siano migliori (e più stabili) di quelli odierni.