Teatro della scala: a culla culturale italiana

Quando si parla di Scala, non serve necessariamente specificare cosa esso sia. Principale teatro d’opera sulla scena italiana e mondiale, il teatro della Scala si trova a Milano e prende il nome dall’omonima piazza dove esso sorge, Piazza della Scala.

Forma a ferro di cavallo ed acustica perfetta, il teatro era un tempo il luogo d’incontro riservato quasi esclusivamente dall’aristocrazia lombarda che occupava tutti gli ordini di palchi tra banchetti e feste.

Dopo la dominazione austriaca, il teatro è tornato prepotentemente ad essere il centro culturale per eccellenza dell’Italia richiamando ogni anno regnanti, ministri e personaggi famosi. Negli anni alla Scala si sono esibiti i più importanti compositori del mondo: da Giacomo Puccini a Nicolò Paganini, da Gioacchino Rossini a Giuseppe Verdi, fino ai moderni registi come Franco Zeffirelli.

Nascita, morte e resurrezione: le due vite del Teatro

Progettato da Piermarini, ispirandosi alla reggia di Caserta ideata da Luigi Vanvitelli, il Teatro della scala fu un vero e proprio modello a cui vari teatri, italiani e non, si ispirarono. La sua esistenza è però spezzata in due da uno spartiacque che ha segnato la storia dell’umanità, la Seconda Guerra Mondiale.

Nell’agosto del 1943 si chiudeva infatti la prima epoca del teatro, inaugurato nel 1778 con il nome di “Nuovo Regio Ducal Teatro” e crollato sotto i bombardamenti britannici. Il teatro restò lì, abbattuto e distrutto, simbolo di un paese in ginocchio ma pronto a rialzarsi nel giro di qualche tempo.

Si devono aspettare tre anni prima di poter assistere al primo spettacolo in un Teatro della Scala nuovo, ristrutturato e pronto a mostrare al mondo tutto il suo splendore. Nel maggio del 1946, precisamente l’undici, il Teatro della Scala riapre i battenti per dare continuazione a quella vita bruscamente interrotta.

Un evento atteso da anni che fu seguito da più di tremila persone, intrepide di assistere alle note del maestro Toscanini, direttore artistico del teatro negli anni venti che aveva dovuto abbandonare il Paese alla volta dell’America per fuggire alle persecuzioni razziali del regime fascista. Tornato in Italia, Toscanini fu il principale finanziatore della ricostruzione dello stesso.

La rinascita non solo di un teatro ma di un Paese

Quella data segnò l’inizio di una nuova era non solo per il teatro stesso ma anche e soprattutto per Milano e per l’Italia intera. Un evento non teatrale ma sociale, tanto che il concerto venne riprodotto attraverso auto parlanti in diverse piazze milanesi, tra cui la Piazza del Duomo gremita in ogni ordine di posto da ogni tipo di gente, soprattutto operai e milanesi del ceto medio.

Un Paese che, attraverso la musica e attraverso l’opera , aveva bisogno di far sentire la sua voglia di ripartire e la sua libertà riconquistata dopo i vari anni bui della Seconda Guerra.

Un orgoglio nazionale ritrovato che voleva essere mostrato a tutti. Oggi, dopo 70 anni dalla “rinascita”, La Scala non smette di perdere il suo fascino e la sua importanza. Ogni anno la stagione teatrale presenta ospiti nazionali ed internazionali all’interno di una struttura che può ospitare fino a 2030 persone.