Sisma ingestibile: il Nepal dopo il terremoto del 2015

Scossa di magnitudo 7,9. Quasi 9000 persone morte. Più di 600 mila case rase completamente al suolo. Sono solo alcuni dei numeri del devastante terremoto che ha colpito il Nepal nell’Aprile dello scorso anno. Un evento improvviso e così violento da mettere in ginocchio un Paese che oggi appare ancora colpito dal sisma, soprattutto a livello strutturale e abitativo.

Dopo i primi sostegni monetari del governo locale, i fondi stanziati per la ricostruzione delle abitazioni non sono ancora stati ricevuti dagli abitanti nepalesi. È vero che le macerie sono state rimosse quasi del tutto, ma la ricostruzione delle case non è ancora cominciata.

Subito dopo il terremoto infatti non è stata solo la gente a doversi riorganizzare, ma soprattutto il governo. Nel settembre successivo al sisma, il Nepal è diventato una repubblica federale a carattere laico, con conseguente proteste civili di alcuni popoli che abitano le regioni confinanti con l’india.

Tutto ciò ha creato ulteriore disagio rispetto a quello già generato da un evento sismico così drammatico mai accaduto prima. Ne è derivata una forte crisi del governo che si è fatto trovare impreparato alla gestione dei fondi (si parla di quattro miliardi di dollari) provenienti dalla comunità internazionale.

Una ricostruzione fai da te

La conseguente immobilizzazione ha impedito alla gente di poter contare sull’aiuto statale per la ricostruzione delle abitazioni distrutte. Coloro che possono contare su un familiare che vive o lavora all’estero sono riusciti a ricostruirsi un’abitazione in modo indipendente.

Spesso sono abitazioni di fortuna in legno con un tetto di lamiera in quanto, viste le caratteristiche morfologiche del territorio, molti villaggi non sono raggiungibili se non a piedi e quindi non è pensabile trasportare o costruire case in cemento armato.

Il resto, quasi tre milioni di nepalesi, sono ancora sfollati e lontani dal luogo in cui sono nati. La maggior parte vive in abitazioni temporanee fatte di lamiera mentre gli altri in quelle tende che sono state installate nei giorni seguenti la catastrofe.

Al via la ricostruzione: i segnali positivi

Il sisma, non ha danneggiato soltanto edifici privati, ma anche scuole, chiese, ospedali e gran parte del patrimonio culturale di quella che era un’importante attrazione turistica, fatta di templi e di sontuose montagne. Oggi, qualcosa si sta cominciando a muovere.

Non solo i turisti di tutto il mondo sono tornati a visitare il Paese contribuendo direttamente all’economia locale, ma pare che Il Primo ministro abbia dato il via ai lavori di restauro delle opere pubbliche partendo dalla capitale del paese, Kathmandu.

Passeranno ancora molti mesi prima che il tempio di Anantapur o il Palazzo Reale vengano ricostruiti e passeranno forse anni prima che gli abitanti potranno tornare di nuovo a vivere in case fatte di tetti e mura.

Passerà ancora di più o forse non accadrà mai che il Nepal si munisca di una carta del rischio sismico, ancora inesistente, fatta eccezione per la capitale Kathmandu. Ma questa è un’altra storia. Un passo alla volta: ricostruire prima.