Ozono, non solo conosciuto come buco

Nella credenza popolare, l’ozono troppo spesso è legato ad un concetto di negatività e pericolosità. Si parla di ozono e subito si pensa al buco che lo caratterizza, il buco dell’ozono. Eppure questo gas presente nell’atmosfera è indispensabile per la sopravvivenza di tutti gli esseri umani in quanto svolge il prezioso compito di proteggerci dai raggi ultravioletti generati dal sole.

Un’azione essenziale, naturale e vitale che è però diminuita negli corso del tempo, non solo per fattori naturali ma soprattutto in seguito all’azione e alle scelte maturate dell’uomo. Le attività industriali, soprattutto nella seconda metà del ventesimo secolo, hanno infatti rilasciato nell’atmosfera delle sostanze molto inquinanti, in particolare quei tanto famosi clorofluorocarburi che si trovano in particolare in spray, detergenti e solventi.

Essi hanno la capacità di distruggere le molecole di ozono assottigliando quindi il suo strato, detto ozonosfera, che non è più in grado di proteggere l’uomo che si trova così esposto ai raggi UVB.

Questo mette in pericolo seriamente la vita dell’uomo in quanto aumenta il rischio di cancro alla pelle. Inoltre è molto importante ricordare che, molte sostanze dannose per l’ecosistema possono mantenersi nell’atmosfera per moltissimi anni, alcuni addirittura una secolo, rendendo la situazione perfino peggiore.

Buone nuove

Il buco dell’ozono sembrava quindi appartenere alla categoria di quei problemi irrisolvibili, destinati a durare in eterno e pronti a degenerare da un momento all’altro. Invece pare che oggi, dopo anni di protocolli, accordi e divieti di utilizzo di prodotti chimici contenenti bromo e cloro, la situazione stia migliorando e si stia assistendo ad una lenta ma progressiva diminuzione del cosiddetto “buco nero”.

È questo quanto evidenziato dal MIT, affidabile Istituto americano che si occupa di tecnologia e scienza che ha pubblicato i risultati della sua ricerca svolta prendendo in considerazione il buco dell’ozono sull’Antartide.

Non si è arrivati quindi ad una soluzione completa del problema, ma siamo di fronte ad una notizia indubbiamente positiva. Un risultato eccezionale e degno di nota a cui hanno anche contribuito fattori naturali quali l’aumento della temperatura nell’atmosfera e la riduzione delle eruzioni dei vulcani.

L’uomo non sa solo distruggere

È indubbio come il fattore umano abbia fatto la sua parte. L’uomo non è capace soltanto di distruggere ma quando chiamato in causa, sa anche impegnarsi per trovare soluzioni ambientali che apportano dei benefici alla collettività.

L’industria moderna ha saputo aprirsi ed in alcuni casi convertirsi all’utilizzo di tecnologie nuove e prodotti più rispettosi dell’ambiente tanto che oggi, se escludiamo alcuni vecchi impianti frigoriferi, le emissioni di clorofluorocarburi sono quasi assenti. Una scelta saggia fatta con consapevolezza, maturità e rispetto delle nuove generazioni.

Sarebbe sbagliato cantar vittoria proprio adesso ma non possiamo nemmeno negare i bei traguardi raggiunti. Essi sono passi avanti di un processo di intenzioni e comportamenti a cui va data continuità per non vanificare gli sforzi fatti precedentemente e per contribuire alla soluzione definitiva del problema.

Soluzione che non è immediata ma che richiede ancora molta pazienza, impegno e collaborazione internazionale. Ma la strada è senza dubbio quella giusta.